Globalizzazione e cartografia

Il 20 luglio 1969 ha segnato una nuova era per l’umanità. Per la prima volta nella sua esistenza un uomo poteva vedere il nostro pianeta da un punto di vista diverso, esterno ad esso, con i piedi appoggiati per terra, anzi per luna. Come il viaggio di Cristoforo Colombo del 1492 segnò l’inizio dell’era moderna, così la missione dell’Apollo 11 segnò l’inizio del concetto di globalizzazione.

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In realtà nella stessa estate, come sottolinea Franco Farinelli nel suo bel libro “La crisi della ragione cartografica” Editore Einaudi, vi fu un altro accadimento che, anche se meno noto, ci traghettò nell’era della globalizzazione: per la prima volta, in America, due computer dialogavano a distanza, costituendo così il primo tassello di quella che oggi chiamiamo rete.

Sono trascorsi 47 anni da quella data e la globalizzazione fa ora parte di tutte le dimensioni della nostra vita.

Spesso però non sappiamo come definirla ed il dibattito nel campo della comunicazione cartografica è vivo ed attuale.

Abituati ad una visione bidimensionale della Terra, disegnata necessariamente su un foglio piano, fatichiamo a riconoscere le relazioni che intercorrono sulla Terra sferica.

Dall’antichità l’uomo si è sforzato a racchiudere la forma sferica in una forma piana, ha inventato una maglia di meridiani e paralleli entro cui fissare le coordinate dei punti del pianeta. Per orientarsi cercava il Sole, la Stella Polare e le lune di Giove. Tutto nell’intento di completare la rappresentazione del globo sul piano per potersi muovere sopra.

La velocità delle comunicazioni degli anni 2000 hanno mutato il rapporto spazio-tempo, facilmente riconoscibile su una tavola piana.

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Cartogramma della popolazione sulla Terra nel 1500 e nel 2050

L’invenzione del GPS, moderna costellazione di pianeti artificiali, con l’intento di favorire il ritrovamento del nostro punto nave ha permesso di abbandonare la dipendenza dall’osservazione di elementi al di fuori di noi, collocandoci come punto di riferimento centrale ed unico del mondo.

Jessica Clark, scrittrice e ricercatrice americana, a questo proposito ci istruisce dicendo: è cambiato il paradigma, non cerchiamo più dove siamo in mappa, ma comunichiamo alla mappa dove ci troviamo.

Sempre Farinelli definisce il significato di globalizzazione: per la prima volta nella storia dell’umanità, la Terra chiede di essere considerata per ciò che essa davvero è, cioè un globo e non una mappa.

E’ ora necessario riprendere confidenza con la Terra in questa sua forma naturale.

Ma potrà essere soddisfacente la vista della Terra in forma di globo, se non sarà possibile afferrarne le forme sotto lo stesso sguardo, vedendo tutto e subito come su una mappa piana?

Forse questo è il motivo per cui non siamo ancora riusciti a comprendere appieno il significato di globalizzazione.