Cartografia ed innovazione

La cartografia è uno strumento di comunicazione potente e come tale ha la necessità di modificare il proprio aspetto assecondando le esigenze che i tempi (anche le mode) gli impongono.

Così come l’aspetto di ognuno ci differenzia dagli altri, anche il prodotto cartografico si differenzia da cartografo a cartografo, evidenziando il carattere della personale ricerca.

Oltre a nuove soluzioni grafiche e comunicative, alla cartografia si chiede anche di essere portatrice di un messaggio creativo.

Come ci insegna Alessandro Garofalo, grande esperto di innovazione, “Creatività e innovazione sono complementari: la creatività è lo strumento necessario per fare innovazione, è l’arte di combinare in modo nuovo prodotti o servizi esistenti, andando incontro a nuovi bisogni.”

Creatività ed innovazione sono utili anche per vedere con nuovi occhi il messaggio cartografico che vogliamo promuovere.

Non sempre il prodotto grafico deve coincidere con l’aspetto cartografico tradizionale; la comunicazione può passare anche da forme diverse, legate più all’aspetto geografico/paesaggistico/iconografico.

Sempre Garofalo ci insegna che nella creatività vi sono tre parole chiave che possono essere portatrici di messaggi innovativi: Paradigma, Paradosso, Multisensorialità.

Proviamo a declinarli con quello chi ci pare essere un nuovo linguaggio della “cartografia”.

Il rovesciamento del Paradigma, ovvero il cambio del punto di vista.

Lewis Carrol fu un matematico, logico e romanziere, deve la notorietà al romanzo “Alice nel Paese delle Meraviglie”.  In “Sylvie e Bruno” rovescia con sottile efficacia un paradigma convenzionale.

Axis Maps ha ideato la “Mappa Tipografica”, utilizzando i toponimi esistenti come linee ed aree per costruire l’elemento generante l’aspetto del territorio corrispondente.  Un formidabile rovesciamento di paradigma, che assegna soggettività tutta sua ad un elemento che generalmente viene considerato nella cartografia come  ancillare al segno grafico.

Il labirinto di mais e la cartografia che lo rappresenta (in questo caso una carta per orienteering), evidenziano un eccellente rovesciamento di paradigma, con la trasformazione di un bene materiale in un oggetto di divertimento e di business.   È il territorio trasformato che richiede di essere rappresentato per un breve periodo di tempo, rendendo la rappresentazione cartografica unica ed estremamente effimera.

Il Paradosso è un potente stimolo per la riflessione: descrive un fatto che contraddice l’opinione comune.

Sempre Lewis Carrol, questa volta nel poemetto “Caccia allo Snark”, porta all’esaltazione di una mappa che non indica alcunché, per il motivo che rappresenta una porzione dell’Oceano ove non c’è nulla, nemmeno un’isola.  Tutto questo crea facilità nell’interpretazione della mappa, dove non c’è bisogno di memorizzare una legenda.

Erik Johansson è un giovane fotografo e Photoshoper svedese.  Lo strumento del suo linguaggio è la fotografia rappresentativa di ambienti e paesaggi, trasformati dalla sua creatività che evidenzia situazioni paradossali.  Il non-sense caratterizza sempre le sue opere, che prendono spunto da situazioni od elementi del quotidiano, trasformandoli.  In questo caso sono stati sufficienti la linea tratteggiata al centro della strada ed un paio di forbici a stimolare la sua creatività.

Multisensorialità: che impegna più sensi contemporaneamente.

La Dymaxion Map di Fuller è stata pensata per rendere maggiormente evidenti le connessioni geografiche, quindi anche politico/economiche che intercorrono tra i diversi stati della Terra.  La possibilità di costruire un piccolo globo in forma di icosaedro permette di avvicinare la percezione astratta di prossimità a quella fisica, rafforzando la consapevolezza di queste relazioni.

Unire trascendente e oggettività in un’epoca dove la scienza non era percepita come una risorsa indispensabile, permetteva di dare ispirazione alla meditazione personale immaginando il mondo attraverso gli occhi delle Antiche Scritture e della fede.  La rappresentazione dell’Ecumene e dei fatti di carattere sia storico che religioso, racchiusi in una veste geografica, fanno della Mappa di Hereford un bell’esempio di multisensorialità.

Ursus Wehrli è uno svizzero che si dichiara seguace dell’arte della “pulizia della vita resa ordinata”.  Le sue performance coinvolgono ambienti, nature morte, situazioni quotidiane, che da una situazione di apparente caos porta a precise e diagrammatiche soluzioni.  In “Mettere in ordine una piscina” trasforma il prato popolato di bagnanti, riorganizzando la scena in ordinate file divise per tipologia, grandezza e colore.

Una geografia per ricordare.  L’artista Alberto Burri ricostruisce con le stesse macerie il paese di Gibellina, distrutto dal terremoto e riedificato in un altro luogo, reinterpretando la rete viaria originale.  La riorganizzazione dello spazio geografico, reso texture, rievoca la vita di un sito che non esiste più.  Il luogo viene trasformato nella memoria di se stesso e visitato con curiosità, o reso vitale dalla organizzazione di una manifestazione di orienteering, per la quale è stato necessario produrre una mappa che lo rappresenti.