Dal diario di un topografo.

Parco Regionale dei Boschi di Carrega

Tra le specializzazioni che la professione di topografo può prevedere, vi è quella di rilevatore e disegnatore di speciali mappe che vengono utilizzate per lo sport della Corsa d’Orientamento. Si tratta di mappe a scala grande, generalmente tra 1:15.000 ed 1:4.000. Il lavoro di rilievo comporta una capillare ricognizione del territorio, che deve essere rappresentato anche nelle forme più di dettaglio, conformemente alle norme cartografiche redatte dalla Federazione Internazionale che presiede a questa affascinante disciplina sportiva. La necessità di eseguire un rilievo dettagliatissimo, implica che i tempi di lavoro necessari per la ricognizione completa di una superficie di 100 ettari siano corrispondenti mediamente ad una settimana di lavoro, che viene occupata principalmente nei rilievi di campagna, camminando attraverso il territorio senza tralasciarne alcuna parte scoperta. Durante la stagione invernale, quando sulle Alpi la neve non permette i lavori di rilievo di campagna, il topografo d’Orientamento emigra dove la clemenza del tempo lo consente, cogliendo l’opportunità di conoscere e visitare ambienti dalle più diverse caratteristiche.

5 Parma e Collecchio
Il territorio di Parma con i Boschi di Carrega

È durante una gelida mattina di fine novembre, armato di bussola, matite e tavoletta, che faccio il primo meraviglioso incontro. La nebbia notturna ha appena lasciato la cima degli alberi ed il freddo della notte ha gelato le goccioline di umidità sui rami, facendo della foresta un bianco arabesco. Il sole non ha ancora rotto l’incantesimo ed il silenzio è assoluto. Solamente i miei passi fanno scricchiolare le foglie morte di quercia e castagno. Ad un tratto un rumore che assomiglia al sordo rotolare di un tronco d’albero lungo un pendio, mi fa arrestare. Ascolto immobile finché vedo, ad una quarantina di metri, un grosso cinghiale che si dirige proprio nella mia direzione. Mi muovo appena per mettere tra me e lui il tronco di un piccolo albero e questa mossa è sufficiente per farlo deviare impercettibilmente verso sinistra, tanto che passa a non più di dieci metri da me. Rimango fermo, sorpreso da questa fulminea apparizione. Non ho mai visto un cinghiale in libertà così da vicino. Ha lasciato nel tappeto di foglie gelate, rovesciandole, un piccolo solco marrone, come un effimero sentiero, pronto per essere cancellato dalla brina della prossima notte.10-cinghiale-schizzo-dell'autore Non passano che una manciata di secondi da questa apparizione, che il rumore di prima, che ora so riconoscere per un galoppo, si rifà sentire. E lungo lo stesso segno rimasto sul terreno, quasi seguisse il binario di una strada ferrata, una fila di altri undici cinghiali, di tutte le taglie, si precipita lungo il bosco, passa alla mia destra, si infila in un avvallamento e sparisce alla vista. Ho provato a seguire la traccia che si perdeva nel bosco, senza trovarne la fine. Per tutte le altre tre settimane di lavoro non ho più rivisto la famiglia di cinghiali; erano spariti, quasi fossero spiriti silvestri che si svelano soltanto nelle ore incantate del giorno.

Erano stati due amici a portarmi per la prima volta in questi boschi. Mi avevano raccontato di un terreno bellissimo, percorso da profondi valloni a dividere aree pianeggianti, bosco quasi sempre aperto e percorribile, con tanti sentieri a complicare le cose. Un vero terreno per la Corsa d’Orientamento nel bel mezzo della Pianura Padana. Ed era vero. Mi avevano anche parlato di una villa, il Casino dei Boschi, che sorge ai margini della foresta, di proprietà dei Principi Carrega. Ci troviamo a pochi chilometri da Parma, nei comuni di Collecchio e Sala Baganza. Il Parco si estende su un’area di 2800 ettari, a cavallo dei terrazzi fluviali tra il Fiume Taro ed il Baganza, comprendendo boschi di quercia e castagno, prati e coltivi, questi ultimi soprattutto nella zona di preparco.

Ma non solo principesca è la storia di queste terre. Già dal 1250 governano i Conti Sanvitale; poi, nel 1545, i Duchi Farnese si insediarono a Parma e ben presto presero possesso delle foreste, facendone una privata riserva di caccia. Al loro tramontare, nel 1731, succedettero i Borboni, nuovi Duchi di Parma ed iniziò la storia recente dei Boschi di Carrega, con una notevole opera di conversione forestale. Venne iniziata la costruzione del Casino dei Boschi, voluto da Maria Amalia, sposa di Don Ferdinando di Borbone e ottava figlia di Maria Teresa d’Austria. Inaugurato nel 1789 ed adibito a villa-fattoria, fu punto di partenza per le scorrerie venatorie di questa indomita cacciatrice.

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Carta d’Italia con il Ducato di Parma 1796
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Casino dei Boschi

È proprio una mattina, pensando alle cacce nella riserva; ai cani frementi sulle tracce della selvaggina; a Maria Amalia infaticabile amazzone, che cavalca incitando i palafrenieri; a daini e lepri che fuggono al latrare dei cani; che mi pare di udire questo latrare: anzi lo sento. Ed improvvisamente, da dietro un piccolo dosso, sbuca in faccia a me un capriolo. È un bel maschio, con il trofeo ancora evidente. Le froge nere e lucide sono dilatate per lo sforzo della fuga e lo sguardo è atterrito. Una rapida occhiata al nuovo intruso e poi via, fuggendo all’incalzante latrare. Ed in breve ecco comparire gli autori di tanto trambusto: due bastardini che abitano nella cascina che sorge al limite del bosco. È evidente che nelle loro vene scorre sangue di cacciatori e sono trafelati almeno quanto la loro preda. Ma il loro cuore non è di leone, poiché bastano due secchi: “sciò, a casa!”, per mandarli dietrofront con la coda tra le gambe.

Maria Luigia duchessa di Parma, succeduta a Maria Amalia, nel 1819 ampliò il Casino dei Boschi, a cui venne aggiunto un lunghissimo colonnato ed un edificio, il Casinetto, oggi sede del Parco. I boschi videro un ulteriore cambiamento. Vennero piantati alberi esotici in grande quantità, migliorata la viabilità con l’apertura di ampi viali e nei boschi vivevano, come risulta da documenti dell’epoca: daini, caprioli, cinghiali, lepri, fagiani, pernici.

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Lepre

Durante la misurazione di uno di questi viali nel bosco, dritti per facilitare le corse a cavallo e per enfatizzare l’incedere del corteo ducale, incontro un altro abitante di queste terre. Sono fermo a controllare con la bussola la direzione ad un bivio. Disegno le rette che formeranno i corrispondenti sentieri e tutto coincide con la base e sto rallegrandomi per il risultato fin qui ottenuto. M’accingo a partire per la direzione scelta ma, non appena muovo mezzo passo, un fagotto di pelo con delle lunghe orecchie scatta velocissimo lungo il sentiero e sparisce in pochi attimi. Non riesco neppure a spaventarmi data la velocità dell’apparizione e della scomparsa. Si tratta di una lepre, ma come ho fatto a non vederla prima? Era ferma a pochi metri dal bordo del sentiero e quando mi ha visto arrivare si è acquattata con le orecchie abbassate lungo il corpo e le zampe posteriori pronte allo scatto, perfettamente mimetizzata al colore delle foglie morte del bosco.
Ha aspettato che riprendessi il cammino per scattare nella direzione opposta alla mia. Sono andato a cercare il punto dove la lepre era ferma ed ho trovato una piccola conca nel terreno, addossata al tronco di un albero da una parte ed aperta verso il bivio dei sentieri, dall’altra. Era ancora tiepida del calore del suo corpo.

Solo in un’altra occasione simile potei vedere la lepre prima che scattasse dal suo nascondiglio. L’attenzione si concentrò casualmente sul bordo del sentiero ed il mio sguardo si incrociò con quello della lepre, su quei grandi occhi vagamente spaventati. E fu un attimo, poiché nello stesso momento in cui mi resi conto di quello che vedevo, lei scattò via, fuggendo.

Il 17 marzo 1861 il Regno di Sardegna divenne Regno d’Italia ed i boschi furono smembrati fra diversi proprietari. Nel 1882 i Principi Carrega acquistarono la tenuta del Casino dei Boschi ed altri terreni adiacenti, ricomponendo quanto disperso in precedenza. Vennero costruiti piccoli bacini artificiali e si procedette a nuovi disboscamenti e piantagioni, fino a giungere agli anni ’60 del 1900, quando parte dei boschi venne venduta e lottizzata per la costruzione di villette. Ora il territorio è gestito dal Consorzio per la zona dei Boschi di Carrega, diventati Parco regionale. La particolare condizione di tutela in cui vive la selvaggina dei Boschi di Carrega permette di fare questi ed altri incontri, soprattutto a chi li frequenta in modo estremamente discreto. Il topografo si trova in una condizione di privilegio in questo senso, poiché lavora in solitudine, setacciando il bosco palmo a palmo e può godere anche del più piccolo segno che la natura offre a chi lo sa apprezzare.

Il Ducato di Parma

1 Maria_Amalia_of_Austria_by_Roslin
Maria Amalia d’Austria
2 Marie-Louise_of_Austria,_Duchess_of_Parma
Maria Luigia d’Austria

Il Ducato di Parma e Piacenza venne creato nel 1545 da papa Paolo III, sottraendolo al territorio del Ducato di Milano. Governato dai Farnese con illuminata saggezza, divenne uno stato di primaria importanza con simpatie verso il trono di Spagna. Dal 1731 è sotto la dinastia dei Borbone-Parma. Nel 1769 il duca di Parma Ferdinando I di Borbone sposa l’Arciduchessa Maria Amalia d’Asburgo-Lorena (1746-1804). Gli avvenimenti politici e gli avvicendamenti dinastici portano il Ducato verso una politica più vicina alla casa d’Austria. Nel 1801 Napoleone ottiene l’annessione del Ducato alla Francia, che viene governato con importanti riforme di sviluppo. Il matrimonio di Napoleone Bonaparte (1769-1821) con Maria Luigia d’Asburgo-Lorena (1791-1847), figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I, data in sposa per suggellare la pace di Vienna tra Francia ed Austria, celebrato nel 1809, e le vicende che seguirono il doppio esilio dell’Isola d’Elba e di Sant’Elena, consegnò il governo del Ducato a Maria Luigia nel 1815. Fu una sovrana molto amata: si adoperò per migliorare le condizioni sociali e sanitarie della popolazione e si interessò alla costruzione di opere pubbliche. Il Ducato le sopravvisse fino al 1859-1860, quando fu incorporato al Regno di Sardegna.