Disegnare la Terra tra ideologia e scienza
Le vicende storiche di tre cartografi e delle tre mappe che li resero noti. Storie molto diverse le une dalle altre, ma legate tutte da un filo conduttore che allaccia scienza ed ideologia.
Il racconto prende avvio dall’approccio di carattere filosofico-religioso che caratterizza il sedicesimo secolo; continua avvicinandosi alle ideologie post-colonialiste del ventesimo secolo; ed approda alla ricerca sulla qualità della vita dell’essere umano, declinata verso l’industrializzazione e la produzione in serie, dell’America degli anni quaranta.
Se, come in ogni storia che si rispetti dobbiamo trovare una morale, quella che queste vicende ci suggerisce riguarda la mutazione dell’approccio di carattere illuministico, che vede la cartografia come una riproduzione oggettiva (etica) del mondo, verso la consapevolezza che anche le mappe del mondo sono soggette a parzialità e soggettività che inevitabilmente cadono preda degli interessi di carattere ideologico.
La cartografia non è lo specchio della realtà.
Protagonisti delle nostre storie sono Mercatore, Peters e Fuller, non tutti definibili come cartografi a tutto tondo, ma capaci di utilizzare il linguaggio cartografico come strumento di espressione della propria ricerca personale.